domenica 13 marzo 2011

Per il momento il Blog è chiuso non so se tornerò a scriverci..

martedì 4 gennaio 2011

✖ I Riti di Gennaio ✖



Feste dal Calendario Pagano
01 gennaio . Festa di Giano.
06 gennaio. Festa di Iside. Festa di Holla, di Frigg e di Fulla. Festa di Berchta. Battesimo di Osiride. Festa dei miracoli.
07 Gennaio. Festa di Skmet
09 gennaio. Festa di Selene.
17 gennaio. Festa di Odino.
21 gennaio. Giorno del Sorbo
29 gennaio I giorni della Merla
31 gennaio. Grande Sabba di Brigit. Festa di Brigid


Gennaio:
Mese di Janus, Dio dei nuovi inizi.

Non ci sono particolari riti per questo mese, almeno non ne ho nota. Ma essendo l'inizio dell anno, mi sento di consigliare pulizie profonde se nel caso non abbiate provveduto prima della fine di Dicembre, cosa che sarebbe stata meglio, visto che è usanza non lasciare mai nulla in sospeso tra un anno e l'altro.

Potreste nel caso ve ne foste dimenticati, provvedere a pulire la vostra stanza con particolare cura per il posto dove praticate il "vostro tempio". Una semplice miscela di erbe da bruciare o un acqua purificante dovrebbero bastare a riassettare il vostro spazio per l'anno che viene. Non dimenticate la vostra pulizia personale. Non solo fisica ma anche mentale.
Il nuovo anno è iniziato, perché non ricontrollare i propositi scritti a Yule e magari aggiungerne di nuovi?
In fine da qui a 30 giorni una nuova festa si avvicina, quindi preparatevi mentalmente per questo passaggio imminente.



Rito di purificazione spirituale per la casa


1 tazza di bicarbonato di sodio
1 cucchiaino di sale marino raffinato
1 cucchiaino di polvere di basilico essiccato
5 gocce di olio essenziale di limone
10 gocce di olio essenziale di lavanda

Mescolare in una ciotola e schiacciare tutti i grumi formati dagli oli essenziali quindi Versatelo in uno spruzzino o in una ciotola con dell acqua di sorgente. Passeggiata intorno alla vostra casa spruzzando un leggero strato su tutti i vostri tappeti e scale e sulla moquette. Non solo pulirete magicamente il tappeto, ma si eliminano anche gli odori Lasciate riposare per 10 minuti e poi pulite bene.



Capodanno 1 Gennaio

Per augurare un dolce e fortunato anno nuovo regalate un vasetto di fiori secchi sotto miele ed un rametto di alloro.
In queso periodo i romani si scambiavano questi doni che venivano chiamati "Stranae" e in alcune occasioni consistevano in una moneta con il volto del Dio Giano in un lato e di una nave nell'altro.
Festa dedicata all Dea Strenia (sabina) dea del nuovo anno il cui alloro era sacro.
La sera precedente come da tradizione fate gli auguri a parenti e amici offrendo una bevanda a base di sidro o birra speziata chiamata "Wassail", propizia la salute e la fortuna per il nuovo anno.
Altra tradizioni riguarda gli sposi a mezzanotte...che come buon auspicio bevono questa bevanda alternandosi sia da un calice solo che da due che si scambieranno ad ogni sorso.
Inoltre la coppa utilizzata per bere il Wassail deve essere decorata con nastri colorati e va conservata in mezzo ad un cerchio di mele già preparato sul tavolo.
In scozia c'è una tradizione popolare dei venti...ovvero... Vento del Sud porterà caldo e fertilità; Vento dell'ovest latte e pesce; vento del nord freddo e tempesta; vento dell'est frutti sugli alberi.


Festa di Janus. 1 Gennaio

"Janus, sebbene tu cominci ogni anno fugace e rinnovi le lunghe ere laddove tu appari, nonostante voti ed incensi ti vengano offerti piamente ed i consoli comincino ogni anno lasciando offerte ai tuoi piedi" Marziale,8.8.1-5


Theodosia- Il dono divino. 5 gennaio

Giornata dedicata a Dioniso quale dispensatore di gioie e ricchezze.
In antichità nel tempio dedicato a Dioniso sull'isola di Andros in Grecia, l'acqua della sacra fonte a lui dedicata prendeva sapore di vino.


Festa del ritorno del sole. 7 Gennaio

In questo giorno come usanza Norvegese si festeggiava il ritorno del sole.
La padrona di casa beveva un sorso di birra seduta davanti al focolaredopodichè ne versava un poco bnel fuoco dicendo "che il mio fuoco sia tale che neppure l'inferno sia cosi alto o più caldo"... seguiva il brindisi con la famiglia.


Festa di Sekhmet 7 Gennaio

Una delle dee nutrici e protettrici dell'allattamento, signora della medicina e delle battaglie, originaria della citta' di Memphis, spesso raffigurata con corpo di donna e testa di leonessa.
Sekmet significa “la Potente”, e ha nel suo nome la stessa radice dello scettro reale Sekhem. Un altro titolo egiziano per Sekhmet è Nesert, la fiamma.

Sekhmet appartiene alla triade di Menfi: Ptah/Sekhmet/Nefertum, dove Ptah è il creatore delle cose buone (la formazione e la composizione), Sekhmet è la distruttrice delle cose cattive (la dissociazione e la scomposizione), Nefertum è la riaffermazione, la ricostruzione di ciò che è buono (la reintegrazione, la riedificazione, la ricomposizione).

Sekhmet è la distruzione di ciò che non può durare, che non ha stabilità. In questo senso è il Tempo, che divora tutto quanto gli appartiene.

Secondo il mito, Ra, il dio sole, deluso del comportamento del genere umano, mandò Sekhmet, il suo occhio divino, a impartire una punizione agli umani ma la Dea, una volta iniziato, continuò a distruggere gli uomini senza che nessuno potesse fermarla. Allora Ra, mosso a compassione, fece inondare i campi di birra mescolata con una sostanza rossa che le dava la sembianza di sangue; Sekhmet, assetata di sangue, bevve, si addormentò e cessò di distruggere il genere umano...

image
In Egitto, Sekhmet era onorata come dea della guerra, associata al potere distruttivo del Sole, all'occhio solare che brucia e giudica. Avversaria spietata sul campo di battaglia, Sekhmet incarnava la forza e il coraggio della leonessa.
Tuttavia, non era vista solo come icona di guerra ed occhio vendicativo del dio del Sole: i sacerdoti erano soliti praticare in suo nome un genere di magia simpatica per guarire le infezioni e le malattie. In questo ruolo, Sekhmet era conosciuta come “la Signora di Vita”, dea della medicina, con potere di dispensare o scongiurare le malattie, e molti dei suoi sacerdoti erano medici.
Per arginare le pestilenze si effettuavano, invocandola, rituali su grande scala in tutto il paese. Durante il regno di Amenhotep III, sono state scolpite centinaia di grandi statue di Sekhmet, forse in occasione della sconfitta di una peste particolarmente virulenta.

Sekhmet sembra essere stata una divinità assai complessa: per i faraoni era un simbolo della loro riuscita in battaglia, della loro prodezza, ma era anche adorata come madre delicata e protettiva, dea dell’allattamento (è nota un'associazione Sekhmet-Hathor).
Nel Libro dei Morti Sekhmet ha un ruolo importante durante il giudizio della probità dell’anima in esame.

Sekhmet è connessa con la potenza solare che, attraversando la spina dorsale, Djed, porta l’illuminazione.

Al giorno d'oggi, molte donne considerano Sekhmet come fonte di resistenza, indipendenza e affermazione, quando hanno la necessità di aumentare o infondere in sé questi attributi.
In molti sensi Sekhmet si è trasformata nel simbolo della donna moderna: è ancora molto importante come dea della medicina, portatrice di giustizia e come guardiana o protettrice, ma l'enfasi si è spostata sui suoi aspetti più attuali.

Devozione alla leonessa: dea di collera e AFFERMAZIONE DI SÈ


Brucio e fumo e lancio coltelli dai miei occhi e ruggisco
(benchè tiriate la mia coda),
i miei aspetti sono taglienti ed ho graffiato in profondità,
la mia energia è forte e feroce,
ed il mio fastidio ha necessità di essere espresso.
Benché a volte delicata, io posso essere molto intensa.
Una volta risvegliata sono difficile da escludere:
sono sempre appropriata, sempre necessaria.
Non provare ad eliminarmi,
devo essere sentita... riconosciuta:
sono Leonessa.


La Leonessa salta nella nostra vita, per liberare i nostri istinti primari in maniera positiva e, in quest’ottica, per aiutarci ad affrontare la collera, nostra ed altrui.

La collera, vostra o di qualcun altro vi rende la vita difficile?
Disprezzate la vostra rabbia perché vi hanno insegnato che è disdicevole?
Oppure la rabbia che esprimete è eccessiva, troppo fuori controllo?
Inversamente, avete così tanto represso la collera e ve ne siete così tanto distaccate che ora non siete più in grado di esprimerla?
Magari vi sentite "costrette" nei ruoli sociali attribuiti alla donna?
Qualcuno vi sfrutta o non vi rispetta?
Siete in una situazione di “gabbia”, reale o interiore?
Siete stanche della responsabilità?
Avete un compagno che è - o fa - il leone?
Avete un branco di “cuccioli dipendenti” nella grotta?

La leonessa Nyavirezi ci racconta che la nostra aggressività fa parte della nostra struttura di donne. Ci chiede di non rigettarla ma di imparare a esprimerla in senso misurato ed efficace, comunicandola in modo che non possa essere ignorata, ma senza che diventi devastante.
Impariamo a convogliare i nostri segnali di collera interiore in comunicazione ed espressione; trasmettiamo agli altri la spiegazione del nostro malessere, mettiamo dei paletti alle aggressioni quotidiane, alle mancanze di rispetto, allo sfruttamento.
Il nostro percorso vitale sarà più sereno quando non ci faremo “pestare la coda”, utilizzando la rabbia come nostro alleato che ci avverte.
Ogni giorno ricostruiamo la nostra riserva di energia vitale che ci serve per nutrire e sostenere il branco. E’ una grande fatica e una responsabilità e, quando il branco se ne approfitta o siamo stanche, abbiamo il diritto di ruggire e segnalare che non siamo inesauribili!!!


E comunque, dovremmo avere più spesso il diritto di correre libere e ruggire sotto le stelle della savana, esprimendo la solare, calda, potente, flessuosa, attenta, responsabile e fiera leonessa che è in noi

Il rito della Leonessa

Suono di tamburi tribali. Notte calda, stelle, luna piena oppure, all’inverso, solleone e arsura.
Cercate assolutamente di essere all’aria aperta, ci deve essere spazio: bene un prato, un campo. Se proprio non potete trovare un posto all’aperto, ripiegate su una stanza abbastanza grande e sgombera, per potervi muovere.
Scegliete con cura la musica, un ritmo africano, in crescendo e animato, meglio se suonato dal vivo. Scegliete il brano con cura. È bene accendere un fuoco o almeno una candela.

Invocate Nyavirezi, chiamandola dalla direzione del Sud, del Fuoco.

Si comincia con la posizione del felino addormentato, sdraiatevi a terra su un fianco e quando comincia la musica iniziate con stiramenti, strusciamenti contro un tronco, una roccia (l’angolo del divano), sbadigli… la coda è già spuntata… si muove piano, flessuosa. Con fluidità di movimenti vi sollevate bocconi, mani e ginocchia in terra, stirate le zampe anteriori, una per una, poi le posteriori, all’indietro. Inginocchiate a quattro zampe, sul ritmo del tamburo inarcate e flettete la schiena, uno, due, uno due… fin quando il ritmo entra nella pelle.

In piedi ora: recuperate le vostre vere gambe di donna ma mantenete la coda e le zampe anteriori e la testa leonina.
Il tamburo incalza, lasciatevi andare, muovete i fianchi, graffiate, ruggite. Gli occhi sono felini e magnetici, il corpo è forte e orgoglioso, la mente veloce.

Se siete sole è ora di andare a caccia.
Date forma ai vostri desideri e alle vostre necessità, vedeteli come prede sparse nella savana. Piano, in silenzio, avvicinatevi sottovento. La preda è lì per voi, vi spetta di diritto, siete la regina: avete facoltà di prendere ciò che veramente vi occorre. Scattate in velocità, correte lunghi passi raccogliendo e distendendo le zampe, balzate con precisione, afferrate strettamente… godete la vittoria!

Se invece c’è con voi un compagno che ha voglia di fare il leone (forse meglio in questo caso stare al chiuso!), iniziate la danza d’amore, mordete, arretrate, balzate di fianco, scartate, offritevi e negatevi… è la leonessa che conduce il gioco sottile.
Decide lei come andrà a finire…

Potete continuare il gioco in molte situazioni: con le amiche formando un branco solidale che danza e caccia in allegria, con i vostri figli-cuccioli rotolandovi con loro sul lettone o in spiaggia, vestendo una istantanea pelle di leonessa quando il vostro capufficio vi sta umiliando (non occorre rispondergli, se siete connesse con la Dea, basterà inviargli un felino sguardo di ammonimento), oppure quando vi viene alle labbra un sonoro “mavaffàn…” e invece lo trasformate in un vero ruggito di avvertimento, quando vi annoiate a fare la spesa nel megacentro commerciale e il fustino per la lavatrice al prezzo migliore diventa una preda da stanare.
L’importante è “sentirsi” nella pelle della leonessa, fare appello alla propria regalità, alla propria determinazione, al proprio potere interiore.
Dopo non sarà difficile, con le parole o senza, chiedere di essere considerata Leonessa anche da quelli che vi amano.
Con rispetto.


Agonia- Festa di Janus e Jana.9 Gennaio

Janus, Dio che apre i cancelli celesti all'alba e li richiude al tramonto... si crede che lui e la sua compagna jana fossero la prikma coppia di divinità Sole/Luna fino a quando non vennero sostituiti con altri Dei...
E' il dio delle porte e delle entrate e va invocato prima di pgni altro per favorire l'inizio di imprese di ogni genere.
In suo onore si offrono focacce (chiamate iannuali) fatte con formaggio, farina, latte ed olio (bruciatele nel fuoco rituale), unitamente a chicci di farro e sale.
Queste offerte erano per un buon raccolto, ma non solo.. possono essere fatte anche per propiziare varie situazioni o per un anno fruttuoso.


Festa in onore di Giunone. 18 Gennaio

"Vieni, o massimamente casta regina dei cieli, appari in vesti regali e manifesta con un cenno il tuo consenso al vino che viene versato ed i dolci che, in alta pila, ti attendono.
Con te porta ogni erba per fare cessare il dolore e canzoni placanti da cantare". Tibullo, IV.6.1 ss.


Paganalia. Dal 24 al 26 Gennaio

Si offrono a Cerere e Tellus torte salate al farro, latte.


Giorni della Merla.29 Gennaio

.. e veggendo la caccia,
letizia presi a tutte altre dispari,
tanto ch'io volsi in sù l'ardita faccia,
gridando a Dio: "Ormai più non ti temo!"
come fé il merlo per poca bonaccia...
Sapia senese
in Dante, Purgatorio, XIII, 119 - 123


Racconta la leggenda che un tempo i merli erano tutti bianchi: così comincia la leggenda della Merla che, nelle sue varie versioni, segnala uno dei dì d'la marca, dei giorni di marca, giorni indicanti alla comunità rurale la posizione all'interno della Ruota dell'Anno.
Particolarmente diffusa nella Pianura Padana, lungo il Po, la leggenda del merlo appare anche in una citazione dantesca sempre in riferimento alla morale della leggenda che vede l'uccello ingannato dal clima rigido di gennaio.
image

Il merlo, Turdus merula, è un uccello che in Italia tende a non migrare rimanendo in loco per tutto l'inverno.
Anticipando le prime avvisaglie di primavera, il canto del merlo può essere ingannatorio: non sempre infatti segnala che il caldo si stia realmente avvicinando.
Un proverbio romagnolo infatti ricorda: Merlo, di marzo non cantare, che il becco ti si potrebbe ghiacciare. Lascia che canti la tordella, che lei non ha paura di nessuno (Mèral, ‘d mêrz no’ cantê’, che e’ bëc u t’ s’ po’ agiazê. Lëssa ch’e’ chénta e’ ragiôn che lo u n’ha pavura d’inciôn).
A Bologna dicono Quand canta al mérel, a san fóra dl’invéren (Quando canta il merlo, siamo fuori dell’inverno).
I giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio: il 29, il 30 e il 31 (benché per alcuni siano il 30 e 31 gennaio e il 1° febbraio).
Sono considerati i giorni più freddi dell'inverno, ma nell'eventualità che non fossero proprio freddi indicherebbero in quest'occasione che la Primavera arriverà tardi.
In questo senso ricordano molto l'uso della fase della luna e l'uscita dell'orso dalla tana come metodi per prevedere il clima: previsione che va fatta pochi giorni dopo ai Giorni della Merla, ovvero alla Candelora.

LE LEGGENDE

IL MERLO BEFFATO
Durante un qualsiasi mese di Gennaio, quando ancora durava 28 giorni, un Merlo sopravvisse al rigido freddo invernale e giungendo indenne alla fine del mese pensò di aver superato le asperità di Gennaio: così uscì baldanzoso dal nido cantando: "Più non ti curo Domine, che uscito son dal verno!".
Gennaio si risentì talmente tanto, permaloso com'era, che si allungò prendendo in prestito tre giorni a Febbraio e scatenando bufere di neve.
Il Merlo si rifugiò allora in un camino dove restò al riparo per quei tre giorni. Quando ne uscì era nero nero e così rimasero tutti i merli e le merle del mondo.

LA BIANCA MERLA
Ai tempi in cui Gennaio aveva 28 giorni ed i merli erano bianchi, una Merla coi suoi piccoli veniva continuamente strapazzata dal freddo che il mese sadicamente le mandava addosso ogni volta che lei tentava di uscire dal nido per procacciarsi del cibo. Stanca di questo trattamento un inverno la Merla fece sufficienti provviste per giungere alla fine del mese. Proprio in quell'ultimo giorno, pensando di aver ingannato il gelo l'uccello uscì dal suo nido a cantar vittoria.
Gennaio permaloso per vendicarsi prese in prestito tre giorni a Febbraio e sferzò gelo e neve tanto che la Merla ed i suoi piccoli per salvarsi dovettero rifugiarsi in un caldo comignolo. Quando ne uscirono erano neri di fuliggine, ma per la gratitudine di essere salvi rimasero neri per ogni generazione futura.

MERLO E MERLA
Una coppia di merli soffrivano la fame a causa del freddo Gennaio, il maschio vedendo la sua compagna giunta allo stremo delle forze decise di uscirre dal nido in cerca di cibo.
La ricerca nel freddo del mese fu così dura che tornò dopo tre giorni ma la Merla, per stare al caldo, si era rifugiata nella canna di un camino. Quando il merlo la incontrò vide solo un uccello nero nero e non la riconobbe: così ripartì per cercarla. Lei morì di fame e di stenti.

MERLO E MERLA: GIOVANI SPOSI
Merlo e Merla sono due giovani sposi che, sposandosi come di tradizione nel paese della sposa che si trovava oltre il Po, sono costretti ad attraversare il fiume per giungere di ritorno nella loro casa.
Dopo aver atteso ben tre giorni dai parenti in attesa che le condizioni climatiche migliorassero e visto che non vi era nessun cenno di miglioramento, decisero di attraversare a piedi il fiume che, dato il gran freddo, era ghiacciato.
Purtroppo Merlo nell'attraversamento del fiume, morì poiché la lastra di ghiaccio non resse il suo peso. Merla pianse così tanto di dolore che il suo lamento si sente ancora oggi lungo le acque del Po nelle notti di fine Gennaio.
Ancora oggi, in ricordo di questo triste episodio, le giovani in età da marito si recano sulle rive del fiume nei tre giorni della Merla per ballare e cantare una canzone propiziatoria il cui ritornello dice: «E di sera e di mattina la sua Merla poverina piange il Merlo e piangerà».

MERLO E MERLA AL BALLO
Merlo e Merla erano due giovani allegri che amavano andare a ballare nelle serate invernali. In una di queste, per guadagnare tempo, decisero di attraversare il fiume. Ma la lastra di ghiaccio che ricopriva il Po non resse il loro peso e si ruppe.
Caddero così nelle acque gelide dove perirono. Unica testimone della loro morte fu una merla che per tre giorni, gli ultimi di gennaio, cinguettò sui passanti per chiedere aiuto.
Al terzo giorno il sole sciolse il ghiaccio ed il fiume restituì i cadaveri dei due ragazzi e sul quel luogo sbocciarono splendidi fiori.

MERLA: LA FANCIULLA SBADATA
Merla era una fanciulla bella e semplice ma con la passione della danza. Così nelle lunghe notti d'inverno adorava andare a ballare nelle cascine dove si suonava per passare la lunga stagione invernale.
Una di queste sere per recarsi ad un ballo, Merla attraversò di corsa una lastra di ghiaccio che copriva il Po. Il ghiaccio non resse il peso e la giovane fanciulla cadde nell'acqua scomparendo.
I suoi amici la cercarono per tre giorni, gli ultimi di Gennaio, senza mai più trovarla.

IL DUCA DI GONZAGA O NAPOLEONE?
Uno dei duchi Gonzaga (ma che in alcune versioni è Napoleone) doveva attraversare il Po.
Volendo fare un riposino avvertì il suo servo, alla guida del carro, di avvisarlo quando sarebbero giunti al fiume.
Il servo, arrivato sulle sponde del Po, vide che il freddo intenso degli ultimi giorni ne aveva ghiacciato le acque. Pensando di fare cosa gradita al duca incitò la sua cavalla, chiamata la Merla, a passare col carro sulla lastra ghiacciata.
Siccome la traversata sul ghiaccio sarebbe stata agevole, non ritenne necessario svegliare il suo padrone.
Quando il Gonzaga si svegliò il servo gli disse trionfante che "la Mèrla l'ha passà al Po" (La Merla ha passato il Po).
Il duca montò su tutte le furie perché il servo non aveva obbedito ai suoi ordini e arrivato a destinazione lo fece impiccare.

Come si può notare il mito è andato a modificarsi lungo il tempo e potremmo ben sostenere che la versione più antica sia la prima, quella del merlo che sbeffeggia Gennaio, visto che è riportata da Dante nel Purgatorio (vedi citazione iniziale).
In effetti nel calendario romano il mese di Gennaio aveva veramente solo 28 o 29 giorni (a seconda dei ritocchi) sin dai tempi di Numa Pompilio e della sua riforma del 713 a. C. quando il calendario a Roma divenne da lunare a luni-solare (e furono inseriti i mesi di Gennaio e Febbraio).
Fu poi nel 46 a. C. che Gennaio prese "in prestito" i tre giorni a Febbraio, grazie all'introduzione del calendario giuliano che rendeva il computo dei giorni decisamente e definitivamente solare.
Questa indicazione ci fa notare come il mito fiabesco continui a tramandare un passaggio, culturalmente molto significativo, che ha segnato il cambiamento tra due culture: una lunare (e matrilineare o matrifocale del tardo Paleolitico - Neolitico) e l'altra solare (patrilineare e patriarcale).
Un secondo indizio che scaturisce dalla storia ci porta alla morale: nel linguaggio popolare dare del merlo a qualcuno significa considerarlo uno sprovveduto e un sempliciotto, tanto ingenuo da cantar vittoria prima del tempo.
Ma la fiaba del Merlo o della Merla pare essere strettamente legata alla cultura contadina del Po: ragazze o ragazzi che, ingenui come merli, perdono la vita nel loro tentativo di attraversare il fiume ghiacciato.
Le fiabe, così come i miti, servivano a tramandare oralmente il sapere del popolo, sapere strettamente legato al luogo nel quale la comunità viveva.
Purtroppo la gente del Po è sparita, divorata dall'industrializzazione dell'ultimo mezzo secolo, ed il fiume ha perso così le sue fate e gli spiriti di splendide fanciulle che, come narravano gli anziani, ne custodivano le acque.
Perdere la vita sul fiume non era un evento insolito: i fiori che germogliano accanto alle vittime, anche se solo in senso simbolico, rimangono ad indicare quella continuità, quella catena Vita - Morte - Vita che tutte le culture tradizionali hanno sempre considerato la chiave di lettura fondamentale per interpretare il senso dell'esistenza.
Della cultura rurale e dello storico passato non rimane che il ricordo di un detto che perde di significato a meno che non decidiamo di guardar fuori dalle nostre finestre e scoprire se la Merla canta, se la giornata è scura e se il Po è gelato.
Di sicuro rimane il beffardo Gennaio che, a tutt'oggi, non ha ancora restituito quei tre giorni!



Festival di Hecate.31 Gennaio

Lasciate del latte, farina e del mieie in cocci di terracotta agli incroci per Hecate: "Notturna hecate, che vieni invocate nei crocicchi di tutte le città, e vendicatrici Dirae e Dea dell'Elissa dei morenti, udite le nostre preghiere; ascoltateci e dirigete i vostri tremendi poteri conro coloro che li meritano" Virgilio,Eneide IV.609


Festa di Brigid. 31 Gennaio

Brigit, Dea della Poesia, figlia del Grande Dio Dagda e controparte celtica di Athena-Minerva, è la conservatrice della tradizione perché, per gli antichi Celti, la poesia era un’arte sacra che trascendeva la semplice composizione di versi e diventava magia, rito, personificazione della memoria ancestrale delle popolazioni.
La capacità di lavorare i metalli era ritenuta anch’essa una professione magica e le figure di fabbri semi-divini si stagliano nelle mitologie non solo europee ma anche extra-europee; l’alchimia medievale fu l’ultima espressione tradizionale di questa concezione sacra della metallurgia.
Sotto l’egida di Brigit erano anche i misteri druidici della guarigione, e di questo sono testimonianza le numerose “sorgenti di Brigit”. Diffuse un po’ ovunque nelle Isole Britanniche, alcune di esse hanno preservato fino ad oggi numerose tradizioni circa le loro qualità guaritrici.
Ancora oggi, ai rami degli alberi che sorgono nelle loro vicinanze, i contadini appendono strisce di stoffa o nastri a indicare le malattie da cui vogliono essere guariti.
Sacri a Brigit erano la ruota del filatoio, la coppa e lo specchio. Lo specchio è strumento di divinazione e simboleggia l’immagine dell’Altro Mondo cui hanno accesso eroi e iniziati. La ruota del filatoio è il centro ruotante del cosmo, il volgere della Ruota dell’Anno e anche la ruota che fila i fili delle nostre vite. La coppa è il grembo della Dea da cui tutte le cose nascono.
Cristianizzata come Santa Bridget o Bride, come viene chiamata familiarmente in gaelico, essa venne ritenuta la miracolosa levatrice o madre adottiva di Gesù Cristo e la sua festa si celebra appunto l’1 febbraio, giorno di Santa Bridget o Là Fhéile Brfd.
Riguardo questa santa, di cui è tanto dubbia l’esistenza storica quanto certa la sua derivazione pagana, si diceva che avesse il potere di moltiplicare cibi e bevande per nutrire i poveri, potendo trasformare in birra perfino l’acqua in cui si lavava!
A Santa Bridget fu consacrato il monastero irlandese di Kildare, dove un fuoco in suo onore era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove monache.
Ogni suora a turno vegliava sul fuoco per un’intera giornata di un ciclo di venti giorni; quando giungeva il turno della diciannovesima suora ella doveva pronunciare la formula rituale “Bridget proteggi il tuo fuoco. Questa è la tua notte”.
Il ventesimo giorno si diceva fosse la stessa Bridget a tenere miracolosamente acceso il fuoco. Il numero diciannove richiama il ciclo lunare metonico che si ripete identico ogni diciannove anni solari.

Inutile ricordare come questa usanza ricordasse il collegio delle Vestali che tenevano sempre acceso il sacro fuoco di vesta nell’antica Roma, ma più probabilmente la devozione delle suore di Kildare si ricollega alle Galliceniae, una leggendaria sorellanza di druidesse che sorvegliavano gelosamente il loro recinto sacro dall’intrusione degli uomini e i cui riti furono mantenuti attraverso molte generazioni.
Allo stesso modo, nel monastero di Kildare solo alle donne era concesso di entrare nel recinto dove bruciava il fuoco, che veniva tenuto acceso con mantici, come ricorda Geraldo di Cambria nel 120 secolo.
Il fuoco bruciò ininterrottamente dal tempo della leggendaria fondazione del santuario, nel VI secolo, fino al regno di Enrico VIII, quando la Riforma protestante pose fine a questa devozione più pagana che cattolica.
I riti di Brigit celebrati a Imbolc ci sono stati tramandati dal folklore scozzese e irlandese.

Nelle Isole Ebridi (che forse devono il loro nome proprio a Brigit o Bride) le donne dei villaggi si radunano insieme in qualche casa e fabbricano un’ immagine dell’antica Dea, la vestono di bianco e pongono un cristallo sulla posizione del cuore. In Scozia, la vigilia di Santa Bridget le donne vestono un fascio di spighe di avena con abiti femminili e lo depongono in una cesta, il “letto di Brid”, con a fianco un bastone di forma fallica. Poi esse gridano tre volte “Brid è venuta, Brid è benvenuta!”, indi lasciano bruciare torce e candele vicino al “letto” tutta la notte.
Se la mattina dopo trovano l’impronta del bastone nelle ceneri del focolare, ne traggono un presagio di prosperità per l’anno a venire. Il significato di questa usanza è chiaro: le donne preparano un luogo per accogliere la Dea e invitano allo stesso tempo il potere fecondante maschile a unirsi a lei.
Anche nell’isola di Man veniva compiuta una cerimonia simile, chiamata Laa’l Breesley.

Nell’Inghilterra del Nord, terra dell’antica Brigantia, la ricorrenza veniva denominata “Giorno delle Levatrici”.
In Irlanda, si preparano con giunchi e rametti le cosiddette croci di Brigit, a quattro bracci uguali racchiusi in un cerchio, cioè la figura della ruota solare (che è simbolo appropriato per una divinità del fuoco e della luce); lo stesso giorno vengono bruciate le croci preparate l’anno prima e conservate fino ad allora.La fabbricazione delle croci di Brigit deriva forse da un’antica usanza precristiana collegata alla preparazione dei semi di grano per la semina.
image

Questi oggetti simbolici, confezionati con materiale vegetale, ci ricordano tra l’altro che la luce ed il calore sono indispensabili alla vegetazione che si rinnova in continuazione, anno dopo anno.
Le spighe di avena (o grano, orzo, ecc.) usate per fabbricare le bambole di Brigit, provengono dall’ultimo covone del raccolto dell’anno precedente. Questo ultimo covone, in molte tradizioni europee è chiamato la Madre del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena, ecc.) e la bambola propiziatoria confezionata con le sue spighe è la Fanciulla del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena, ecc.).

Si credeva cioè che lo spirito del cereale o la stessa Dea del Grano risiedesse nell’ultimo covone mietuto: come le spighe del vecchio raccolto sono il seme di quello successivo, così la vecchia divinità dell’autunno e dell’inverno si trasformava nella giovane Dea della primavera, in quella infinita catena di immortalità che è il ciclo di nascita, morte e rinascita. E Brigit rappresenta appunto la giovane Dea della primavera.

Un antico codice irlandese, il Libro di Lismore, riporta una curiosa leggenda. Si narra che a Roma i ragazzi usavano giocare ad un gioco da tavolo in cui una vecchia megera liberava un drago mentre dall’altra parte una giovane fanciulla lasciava libero un agnello che sconfiggeva il drago. La megera allora scagliava un leone contro la fanciulla, la quale però provocava a sua volta una grandine che abbatteva il leone.
Papa Bonifacio, dopo aver interrogato i ragazzi e aver saputo che il gioco era stato insegnato loro dalla Sibilla, lo proibì.
La megera non è altro che la Vecchia Dea dell’Inverno sconfitta dalla Giovane Dea della Primavera. Essendo questa leggenda stata raccolta in un ambito culturale celtico, si può supporre che la Vecchia altri non era che la Cailleach a cui si contrappone Brigit. Il riferimento all’agnello è un altro simbolo del periodo di Imbolc, anche se i commentatori medievali lo considerarono l’emblema di Gesù Cristo.
image

In realtà è la Vecchia Dea che si rinnova trasformandosi in Giovane Dea, così come il Vecchio Grano diviene il nuovo raccolto. I Carmina Gadelica, una raccolta di miti, proverbi e poemi gaelici di Scozia, raccolti e trascritti alla fine dell’800 dal folklorista scozzese Alexander Carmichael, riportano la seguente filastrocca:

La mattina del Giorno di Bride
Il serpente uscirà fuori dalla tana
Non molesterò il serpente
Né il serpente molesterà me


Il serpente appare come uno degli animali-totem di Brigit. In molte culture il serpente o drago è simbolo dello spirito della terra e delle forze naturali di crescita, decadimento e rinnovamento.

Nel giorno di Bride il serpente si risveglia dal suo sonno invernale e i contadini ne traevano il presagio della fine imminente della cattiva stagione. Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento della Natura e anche la sua dualità Infatti in gaelico “neamh” (cielo) è simile a “naimh” (veleno), provenendo entrambi dalla radice “nem”.
image

La Vecchia Dea e la Giovane Dea sono la stessa persona! (nelle fiabe l’eroe che coraggiosamente bacia una vecchia megera si ritrova di fronte una bellissima fanciulla...)

Brigid è la patrona della Candelora, festa solare di Fuoco, celebrata anche sotto il nome di Imbolc.
La Dea - che era contemporaneamente la protettrice dei fabbri, dei poeti e dei guaritori - rappresenta:
• il fuoco dell’ispirazione come patrona della poesia
• il fuoco del focolare, come patrona della guarigione e fertilità’
• il fuoco della forgia, come patrona dei fabbri e delle arti marziali.



Fonte e Ringraziamenti
lilithcry per festività di gennaio con Magia pagana, elfi edizioni
Feste Pagane, di Roberto Fattore per Festa di Brigid
www.ilcalderonemagico.it per Festa diSemek
Giorni della Merla ©2009 Testo e ricerca di Micaela Balice per www.strie.it

giovedì 23 dicembre 2010

Il Bstaone “stang”


image

Il foloklore moderno ha creato il falso mito che le bacchette e i bastoni siano un ‘ invenzione ’ di Gerald Gardner, non sono stati inventati da seguaci della New Age, né sono uno strumento rituale. I bastoni (riferendosi alla bastoni di legno, bacchette, aste e altri) sono uno strumento magico molto antico e derivanto dai nostri antenati praticanti e che si estende più indietro rispetto all'età della pietra. il legno non si conserva bene nel corso dei millenni, i ricercatori devono guardare i documenti sugli usi storico di doghe in legno, strumenti rituali che si sono poi trasformati in simili in metallo, osso o pietra, nei secoli. Le doghe in legno sono stati usati da tribù animiste incontaminate negli ultimi due secoli . Non esistono esempi di questo tipo? In effetti è possibile trovarne moltissimi.

Introduzione
Ho incontrato molti neopagani e streghe tradizionali che allo stesso modo usano i pentagrammi, ma in realtà non hanno idea di ciò che la è loro storia e lo scopo o come usarli nella magia. Il Dio è l'Albero del Mondo e sono stati formulati, sia volontariamente e involontariamente tutta una serie di miti che riportano la conoscenza mistica di alberi, della loro medicina così come pentagrammi, rune, e ciondoli in legno intagliato dal suo legno. Ogni anno vi è il sacrificio causato da un ascia, in modo che ogni anno l'albero, che rappresenta questa volta il Greenmantle fertile della terra, può rinascere a crescere senza il decadimento minerale ricco del precedente albero morto. Dentro la sapienza dei bastoni ci sono i misteri della ricca e antica della Foresta - la Terra quando era selvaggia e noi eravamo solo giovani essenze che aprendo gli occhi, si trovavano per terra come frutti caduti sotto il grande Albero del Mondo.

I diversi tipi e il loro uso rituale

Anche se i diversi tipi servono a molti scopi diversi, hanno tutti hanno una cosa in comune: ciò che rappresentano. Semplicemente, i bastoni sono un simbolo dell'Albero del Mondo che è l'axis mundi del nostro mondo e dell'universo stesso.
Non solo appartenenti alla mitologia cristiana, ma sono simboli di potere apparteneti a uno status riservato: sciamani o il sacerdozio di altre religioni. Il Bastone personale è uno strumento rituale magic,o non solo bastone da passeggio. I Bastoni sono tradizionalmente 3-6 piedi di lunghezza e, in generale, sono predisposti per essere all'altezza delle spalle del portatore. Maghi che ha condotto battaglie svolte personale, sciamani e gente astuta che ha viaggiato di villaggio in villaggio, capi divini e operatori di pace li usavano- mi riferisco a quello europeo, asiatici e nativi di culture americane.
Nel paganesimo sono stati utilizzati per la protezione, la benedizione, l'abbattimento, l’ apertura delle porte tra i mondi, calendari runici, mantenimento della pace o di controllo della folla, così come lo spirito che invoca e per bandendo. Sorbo Oak o sono stati creati perche vengano usati per proteggere il portatore sia da danni fisici o spirituali. Se un mago porta un personale Bastone di sorbo o prugnolo è di solito per la protezione magica e distruzione. La distruzione non è solo il lancio di maledizioni, ma anche una carica di potere del mago personale che attacca il nemico con un effetto simile a una scossa elettrica. Bastoni di melo o sorbo sono stati utilizzati per aprire le porte tra i mondi in luoghi di soglia e alcuni sarebbero stati utilizzati per viaggi agli inferi. Nel folklore celtico il sorbo viene utilizzato per proteggere il portatore da spiriti e le fate, nonché per concedere al portatore la capacità di comandare loro, in ragione, come l'invio di un fantasma o impedire uno spirito di fare del male.
Un bastone è fatto per agire nei rituali come l'Albero del Mondo di solito è scolpito con uno o più serpenti. Questo disegno si trova tra le culture, ma più comunemente in quella greca norvegese ee, e africana. Il serpente rappresenta la saggezza e la conoscenza dell'Universo e concede l'accesso al portatore all’ ispirazione divina che si tratti di magia, guarigione, o di ispirazione per l'arte e la poesia.
image

Bastone
Ci sono molte idee sbagliate il bastone nella tradizione moderna e tradizionale stregoneria; a causa di Robert che ha lasciato scritti incompleti su Cochrane, riguardo questo strumento e anche a causa della mancanza di ricerche da parte della moderna tradizionale da parte di autori che in altri testi sulla stregoneria non ne hanno mai fatto menzione a parte Cochrane. Il bastone detto Stang in un temine vecchio inglese indica che nella sua forma più antica era semplicemente un ramo di albero biforcuto con due o più denti. Una rocca era uno strumento per la filatura a mano, utilizzati ogni giorno da donne per almeno 2000 anni prima che andasse di moda e avanti da solo con l'invenzione della ruota che gira e la sua introduzione in Europa all'inizio del secolo 13 ° , ruote meccaniche durante la rivoluzione industriale. La fibra grezza cardata è legata alla parte superiore della rocca che di solito era più alta della filatrice e la fibra è stata continuamente tirato, filato e filato.

“"La cosiddetta” ' rocca’ oggetto sacro' tenuto in venerazione tale da alcune streghe era in realtà una conocchia tessitrice, e potrebbe facilmente essere scambiato per un simbolo fallico. La conocchia tessitrice legato con canne o paglia, appare spesso in sculture rurali e altrove. Ha nuovamente riferimento l'attività artigianale e divinità suprema. Sembrerebbe che le streghe non erano affatto influenzate da concetti freudiani ".

-– Robert Cochrane, On Cords


Nella mitologia, la rocca rappresenta l'albero universale del mondo e il mandrino è l'axis mundi della Terra. La rocca è stato anche visto da culture pagane come l'incarnazione del potere creativo dell'universo, per una donna e uomo-creare qualcosa dal nulla proprio come l'Universo stesso è stato creato. In alcuni miti antichi della creazione, la dea della terra ha usato solo la sua conocchia e utilizzando le fibre prima del caos ha creato l’universo. Nella mitologia greca era Cloto, una delle tre Parche che teneva la conocchia e girava il filo della vita. Per i ritualiil bastone è piantato nel terreno all'aperto. La parte in terra, che scende agli inferi come le radici di un albero, il ramo che rappresenta il nostro regno, i denti e raggiungeva il cielo che unisce i tre regni e l'apertura di una porta verso il ultraterreno. Allora gli dei o gli spiriti possono essere prelevati o attraverso il bastone ed essere interpellati o possono comunicare con noi durante il rituale. Un albero personale può essere utilizzato in modo simile. In molte raffigurazioni medievali di streghe che volano al sabba, sono in volo sulle loro rocche, le fibre filate alle estremità causando spesso confusione con i manici di scopa pur avendo un uso totalmente diverso. Così la strega volava al sabba su di lei "Stang" è in realtà una metafora che rivela che per la strega con la sua rocca le permetteva di viaggiare tra i mondi come gli sciamani delle culture animistiche volavano verso l'alto o verso il basso sull'albero del mondo utilizzando il loro personale bastone scolpito come un cavallo o cervo .
Maghi maschi sono di solito associati con un personale bastone piuttosto che una conocchia . Per esempio, una punizione nel Medioevo britannico chiamato "in sella alla Stang" era ustata per un uomo che aveva abusato di sua moglie o la madre. Era seduto al contrario su un asino, mentre era costretto a tenere la conocchia della donna e veniva fatto sfilare attraverso il villaggio. Per l'uomo, questo è stato considerato umiliazione.
image

Nella magia lo “stang” ha un uso rituale può essere usato per la filatura magica, in collaborazione con gli dei del Fato, invocando e bandendo, per ricerca di oggetti perduti, lasciando offerte, o come una trappola spirito.

La bacchetta

Stang, o pilastro - rappresenta ancora l'Albero del Mondo. Bastoni si trovano in tutte le culture, ma soprattutto in quelle derivanti dalle religioni proto-indo europea, nonché le tribù native americane. I Bastoni migliori sono realizzati in legno e permettono di collegarsi direttamente con l'associazione dell'Albero del Mondo.
Le Bacchette di cristallo non rappresentano l'Albero del Mondo, ma sono invece utilizzate per lavori di guarigione e lo spirito come pietre, hanno la capacità di tenere spiriti familiari o energia. Le bacchette di metallo, inoltre, non sono rappresentativi dell’ Albero del Mondo, né usate come bacchette di legno, invece sono conduttori di elettricità e energia.
Le bacchette di legno e doghe vengono utilizzati per la divinazione, come con Ogham o barrette runiche Futhark, divinazione con bastoni come gettare i bastoni, o come rabdomante per localizzare l'acqua, ley lines, luoghi di potere, dei beni rubati, luoghi di sepoltura, o tesori, ecc..le bacchette di legno sono anche tradizionalmente utilizzate per la distruzione, che è l'invio o "lanciare" incantesimi se sono per la guarigione, protezione, maledizione o anche come arma. Una bacchetta di legno può essere utilizzato anche per aprire le porte tra i mondi e viaggiare in modo sicuro all'interno dei regni. Tradizionalmente vengono utilizzati anche per invocare gli dei o gli spiriti e rispedendoli nei loro regni e, a seconda del legno utilizzato, potrebbero anche essere utilizzati per comandare gli spiriti.
Bastoni sono stati utilizzati dalla Volva dei norvegesi e sono stati trovati nelle loro tombe , dagli egizi in forma del loro djeds (zed), dai maghi celtici, così come dagli sciamani delle tribù animiste delle culture di tutto il mondo, come le tribù Salish Costa della British Columbia, Canada. Ciò che tutti hanno in comune è che sono uno strumento rituale magico usato da iniziati "sciamani" e non laici.

In conclusione
E 'solo nel presente con la nostra tecnologia moderna e le macchine che l'uso e il significato delle doghe è stato dimenticato, ma i resti sono ancora disponibili per il mago determinato che li può cercare nella tradizione e nel racconto popolare E’ importante non dimenticare e conoscer il profondo significato degli strumenti, da dove nasce il pentagramma e soprattutto, è importante per non dimenticate gli alberi, i nostri antenati, che essi hanno la conoscenza.


Fonte http://witchofforestgrove.com/

lunedì 20 dicembre 2010

Gli dèi e gli spiriti ci guardano e parlano con noi

Gli dèi e gli spiriti ci guardano e parlano con noi

image


"Non temete.Nel momento in cui posare i piedi sul sentiero della stregoneria, una chiamata squilla nel mondo invisibile e annuncia il vostro arrivo. "


~ Paul Huson, Mastering Witchcraft

Non vorrei sembrare raccapricciante o altro, ma gli dèi, gli spiriti dei morti, e gli spiriti inumani ci stanno guardando. Non credo che non lo fanno. Non penso che tu sia troppo piccolo e insignificante.. Sono lia a guardarti. Sia che li definiscono come dèi o spiriti, essi hanno ha partecipazione diretta e indiretta nella nostra vita - per alcune persone su una base quotidiana. Essi non si guarda tutto il tempo, ma o lo fanno più spesso quando si pratica la magia. Guardano e misurano i nostri progressi in questa vita e nella stregoneria. A volte ci passo indicare la via in momenti cruciali della tua vita . Sono costantemente liv a giudicare e la sperimentazione che facciamo di noi. Volete fare qualcosa per te stesso? Vuole portare il tuo livello di stregoneria a uno stato superiore? Volete che essi ci accompagnino e con debita reverenza ci dedichiamo a loro? Farete voti e sapete tenerli? promesse pronunciate sono impegnative e importanti, ma non così importante come le azioni di controllo da parte loro.. Aspettano di vedere quello che fai.

Un dio (in particolare un dio mercuriale) ha come "dispetto" preferito quello di mettere ostacoli sul percorso per vedere come si reagisce. Non si rinuncia a causa di sua o si persevera nonostante questo? Questa lezione insegnano che la vita non è facile né giusta e le persone e gli eventi saranno di intralcio dei vostri sogni, obiettivi, e il percorso spirituale. Non pensare che solo perché ce un ostacolo sembra che "L'Universo" vi sta rifiutando .Se si segue questa filosofia sarà piu facile non perder il sentiero sia spirituale che della vostra vita.
Ricordate le tre strade dalla ballata di Tam Lin ? Se dopo che prendere una decisione, si cade, o si ha un sacco di sfortuna, e il tuo mondo sembra cadere a pezzi, intorno a voi - può essere un segno di aver preso un decisione importante che non si rivela quella buona per voi, e questo è un avvertimento.

Altre volte questi avvertimenti appaiono in incognito attraverso un mendicante, uno schizofrenico senzatetto, un cordiale vecchietta, o uno sconosciuto che fa un commento strano su di te o ti dà un po 'di consigli o di avvertimento. A volte vengono mostrate nella loro forma e altre volte appariranno come gente comune. Questo è comune a molte culture i nativi americani di fatti rammentano questo con la Leggenda della donna bisonte bianco.
Alla maggior parte delle streghe è successo questo, ma non lo realizzano. .
Alcuni spendono cosi poco tempo nel veder la magia nel quotidiano d anon accorgesi dell' interazione con gli dei e gli spiriti.
Tenete gli occhi aperti e il tuo terzo occhio consapevole di tali interazioni.
Come detto per i nativi americani, i racconti popolari sono pieni di tali eventi - re o persone ricompensati per aver aiutato un vecchio mendicante , o di essere stati maledetti per non averlo fatto. I racconti non mentono, e forse molti realmente sono accaduti.
Così baciare la strega, essere gentili con un folle uomo rude e vecchio seduto accanto a voi sul bus, mente le buone maniere con gli estranei, e mantenere tutte le promesse che fate, è un buon modo per imparare a veder ciò.


Alcuni racconti che includono queste lezioni sono "Habetrot e le Mab Scantlie" (Scozia), "Frau Holle" (in tedesco), " I tre capi del Pozzo "(inglese), e "La ballata di Re Henry" (scozzesi). Un grande libro su questo argomento è Elves, Wights, and Trolls by Kveldulf Gundarsson che fornisce esempi tratti dalla tradizione scandinava ed esperienze personali.

Forest Grove

domenica 19 dicembre 2010

Hogmanay - Capodanno

Hogmanay


Hogmanay è festa di Capodanno in Scozia derivata da antiche origini celtiche e norvegesi. Nessuna fonte che ho studiato è abbastanza sicura dove la parola abbia provenienza o che cosa significa. Il più giusto significato è quello che su da come nome tradizionalmente per i regali alla vigilia di Capodanno. I primi riferimenti al Hogmanay del 1600 la riportavano anche come NAE maiale ma, é Hagman, e hagmonay, ma ci sono più di dieci diversi modi di scriverlo e molti di loro sono in francese e non in gaelico o germanico.Alcuni Studiosi ritengono Hogmanay è un residuo dellle celebrazioni del solstizio invernale, scozzese e norvegese. E cosi che preferisco la definizione francese: "homme est Né!" Significato ", egli (l'uomo) è nato!". Detto a voce alta è Hogmanay Né homme est.
Credo che questo sia l'originale, nel 1538 il re Giacomo V di Scozia sposò una nobildonna francese e la lingua francese è diventata in voga in Scozia e ha continuato a influenzare il dialetto scozzese per secoli dopo. Si potrebbe anche spiegare perché il termine non può essere trovato prima 16 ° secolo. Molto probabilmente il significato di Hogmanay è stato utilizzato dal cristianesimo facendolo divenire "Cristo è nato", ma come i pagani moderni e antichi credevano che il loro dio Sole rinasce al solstizio d'inverno senza dubbio la celebrazione e le pratiche erano facilmente adottate nella nuova religione.
Tuttavia, nonostante l'adozione molte pratiche pagane sono sopravvissute in questa tradizione del Nord, in particolare le zone più isolate e le isole della Scozia.


Costumi & Tradizioni

Ci sono molti usi tradizionali di Hogmanay, alcuni non sono più in praticata, ma alcune delle più grandi sorprendentemente lo sono ancora. Come Samhuinn e Yule, gli adulti andavano di porta in porta cantando e gridando Hogmanay chiedono regali. E 'stato ed è ancora comune come regali, condividere o cibi fatti in casa con la famiglia, amici e vicini di casa. I bambini andavano di porta in porta chiedendo dolci avena e pane:

"Alzati, comare, e agitata le piume,
Non ignoraci, pensando che noi siamo mendicanti;
Perché noi siamo Bambini usciti a giocare,
Alzati e Hogmanay è nostro! "


"Il Re della Luce, padre di età compresa tra Tempo,
Ha portato questo giorno che è il primo,
Per il passare dei mesi lento, quando tutti gli occhi
riposavano in una veste sobria allegria,
E ogni mano è pronta a presentare
Alcuni servizi in un vero complimento. "


Una delle tradizioni più vecchie che si possono trovare, nelle tradizioni popolari di altre culture è che a capodanno bisogna pulire la casa fino a quando non è immacolata, assicurarsi di completare qualsiasi attività che devono fare quel giorno, e lasciare fuori le rappresentazioni di ciò che si desidera attirare nel nuovo anno - monete per la prosperità, il cibo per la sussistenza, bambole per essere circondato da familiari e amici nel nuovo anno, così come simboli di salute, la protezione e amore. In Scozia si fanno molti spuntini o solo una piccola colazione prima della mezzanotte perche solo dopo questa è festa. A quest'ora la soglia magica si fa meno fitta e si aprono tutte le porte e le finestre della casa , si spalancano per accogliere il nuovo anno, e naturalmente di whisky, brandy, e bottiglie di vino sono aperte a per festeggiare! Tutti sono invitati a questa festa, sconosciuti per la strada, amici di famiglia, conoscenti - nessuno è mai allontanato. Questo è l'intento principale di Hogmanay, di essere circondati da persone a voi care e di fare qualcosa di felice e gioioso con loro. L'idea era che se si desidera lo stesso per l'anno futuro, è meglio propiziarlo cosi.
Questa è magia simpatica, è antica magia.

“On Auld Year's morn the countra folk
Wi' gleesome speed rise soon; 'Gleesome
Ere nicht, ilk lass maun end her rok
An' get her reelin' doun.
The lads the byres and stables muck,
An' clean the corn is dightit–
A single life sall be their luck
Wha's task's undone or slightit
By them this day.”


Si è ritenuto di estrema sfortuna avere un cadavere in casa il giorno di Capodanno, e funerali erano da fare prima del nuovo anno.

Una delle più antiche tradizioni è stata l'accensione del falò. Dopo la mezzanotte in tutte le parti separate di un villaggio, sarebbe passato uno tedoforo ad accenderlo al di fuori del villaggio o da un cerchio di pietre o di un altro luogo tradizionale per una grande festa di musica, ballo e allegria per riportare il sole. I falò sono rappresentativi del Sole, gli spiriti nel buio quindi potrebbero trovare la sua strada verso il mondo dei vivi. Più brillante e più grande è il fuoco, migliore è la fortuna nel nuovo anno.
In questa notte delle notti è stata la più importante , dove il falò deve continuare a bruciare e sono state prese particolari precauzioni per assicurarsi di questo. E crednza che si è incredibilmente sfortunati se l'incendio dovesse morire prima che il sole sorgeva o anche che il Sole non sorge affatto.

Primo Passo



Dopo la mezzanotte del giorno di Capodanno è consuetudine in Scozia per la gente di effettui semplici arti divinatorie collegate ai propri passi. Tornare a casa è una tradizione popolare divinatoria in cui la prima persona che mette piede in casa nelle prime ore del nuovo anno, determina la fortuna e avvenimenti del prossimo anno. Un uomo è preferito a una donna e un uomo di capelli e occhi scuri. rispetto a un uomo di capelli chiari e gli occhi azzurri o verdi. I Rossi sono particolarmente sfortunati in alcune zone della Scozia se sono i primi ad entrare. Alcuni credono che quelli con i capelli chiari sono sfortunati, perché i Normanni furono invasori in un lontano passato. Accanto a un bell'uomo scuro, una donna fiera è
la scelta migliore secondo l'usanza , per il primo passo in casa. Molte persone hanno usanza di chiamare di proposito una persona dai capelli scuri, per attraversare soglia per prima, ma sono convinta come lo è per la divinazione, questo dovrebbero essere lasciato al Destino.

Prodotti e alimentari tradizionali

Per quasi tutti i festival, festa, nascita, o persino l'acquisto di nuova proprietà, gli scozzesi stappano sempre il loro whisky , e mangiano formaggi stagionati, e pasta frolla. Il nuovo anno è una delle loro maggiori feste e per l'occasione preparano qualcosa di più speciale: panini nero(piccolo torte dolci con frutta secca), torte d'avena (noor-dolci), ribes o rotoli di uva secca o altri pani dolci, di forma triangolare o biscotti. In caso contrario, la cena è di solito una rassegna di qualsiasi elaborato alimento e conserve che erano disponibili al momento dell'anno.




Whiskey e idromele sono bevande molto tradizionali e sono utilizzati come bevanda e per brindare a Hogmanay,al posto del zenzero moderno, cordiali ribes nero che vengono utilizzati per brindisi allo scoccare della mezzanotte. Un altra tradizionale bevanda è stata Het pinta, che è essenzialmente una lana di agnello o Wassail - brulé sidro o birra speziata di solito spillata con il whisky.

"Una ciotola Massy, a ponte il giorno gioviale,
brilla al suo ampio giro un raggio simile al sole.
pieno si irradiava alla grazia
Lo spirito festivo della Andarton,
Per quanto, ai figli del caro, sacra unione,
E benvenuti con la lana di pecora, l'anno in crescita. "


–Riferimenti:

“Hogmanay and Hagmané”. Dictionary for the Scots Language
Hogmanay e Hagmané". Dizionario per la lingua scozzese

Fraser, Marie. Fraser, Marie. “Hogmanay”.
Electric Scotland "Hogmanay". Scozia Electric.

McNeill, Marion. Silver Bough: A Calendar of Scottish National Festivals, Hallowe'en to Yule . McNeill, Marion: Silver. Ramo Un calendario di Festival Nazionale scozzese, Hallowe'en a Yule. Edinburgh: Stuart Titles Ltd, 1990. Edimburgo: Titoli Stuart Ltd, 1990.


Forest Grove

Yuwipi - Il rito della Pietra Sacra

Yuwipi - Il rito della Pietra Sacra


L'origine del Rito della Pietra Sacra risale alla notte dei tempi, prima dell'arrivo di Whopi, la Donna Bisonte Bianco. Questa cerimonia complessa è anche molto discussa a causa di alcuni fenomeni "paranormali" che si possono verificare durante il suo svolgimento. Lo Yuwipi è celebrato dall'Uomo Yuwipi - Il Sognatore delle Pietre - uno sciamano specializzato nel ritrovare esseri e cose perdute. Opera con l'aiuto della divinità più antica dei Lakota, Tunka. Il suo intervento, durante questo rito, è invocato per una sua peculiarità: è onnisciente. È l'Essere più antico sulla Terra.

Come vuole la leggenda, Tunka cadde dal Cielo, sotto forma di Roccia, prima che il nostro globo fosse abitato da altri esseri viventi. È alla conoscenza di tutti i segreti, può dare indicazioni sul dove e come ritrovare persone disperse e oggetti perduti. Tunka è la più intima essenza imperitura del Creatore, non creata, senza inizio né fine.
Tutto ha una nascita e una morte, ma Tunka non è mai nato né mai morirà… Tunka è lo Spirito che cadde dal cielo. È una roccia. Conosce tutti i segreti. Ritrova ciò che è stato perduto."
(R.Erdoes - Piangere per un Sogno - Ed. Xenia)

Nella lingua Lakota vi sono due termini di genere maschile per indicare la roccia, anche se nella traduzione italiana diventano di genere femmile: inyan (pietra) e tunka (roccia). Tunkashila, Nonno, è un altro modo per invocare Wakan Tanka. Chi desidera sapere qualcosa riguardo ad una persona scomparsa o vuole ritrovare un oggetto perduto deve chiedere l'intervento dell'Uomo Yuwipi. La sua richiesta deve essere formale, è accompagnata da una Pipa Sacra e dal preciso impegno verbale di provvedere all'allestimento del banchetto che segue il rito.

In una stanza, o in una tepee, i partecipanti e il richiedente si siedono in cerchio. Lo sciamano viene avvolto, dalla testa ai piedi, in una coperta che porta il disegno d'una stella. Dopo di che è legato con corde o con strisce di pelle, in modo da sembrare un grande bozzolo, e poi deposto, a faccia in giù, a terra, nel centro del cerchio. Si spengono le luci e nella completa oscurità si vedono saettare luci, volano pietre risplendenti, si odono suoni, canti e rumori. Alla fine della cerimonia, si riaccendono le luci e lo sciamano è completamente libero dal suo bozzolo e dai suoi legacci. A quel punto è pronto a riferire le informazioni ricevute da Tunka durante il suo viaggio sciamanico. Il tutto si conclude con il banchetto a base di carne.

www.indianiamericani.it/

Inanna

Inanna


image

Inanna è la dea sumera della fecondità, dell'amore e della bellezza (assimilata alla babilonese Ishtar, alla greca Afrodite e alla romana Venere). Inoltre governa i raccolti e la fertilità oltre alla guerra.

È figlia del dio celeste An, sorella del dio del Sole Utu e di Ereshkigal dea oscura relegata nel kur, nipote del dio dell'Aria Enlil e (quasi) moglie del dio-pastore Dumuzi. Ella fa parte del clan degli Dei Enliliti in contrapposizione agli Dei del clan di Enki fratellastro e rivale di Enlil. Inanna stava per sposare Dumuzi figlio di Enki, tentando così una storica riappacificazione tra i discendenti dei due clan. Temendo per il proprio predominio, il fratello maggiore di Dumuzi si oppose a ciò, facendo sì che Dumuzi, impaurito per un imminente rapimento ordito da quello, fuggisse e morisse sfracellandosi mentre cadeva da una rupe in prossimità di grandi cascate.


Inanna furente per la perdita del suo promesso sposo istigò tutto il clan enlilita scatenando guerre tra gli dei che coinvolgevano gli uomini, causando gravi lutti e immani genocidi fra essi. Bellissime sono le poesie d'amore scritte da Inanna e rivolte al proprio amore e promesso sposo Dumuzi. Ella dona agli abitanti di Uruk, la città di cui è protettrice, i Me sottratti ad Enki con un inganno (lo fece ubriacare dopo averlo sedotto con la sua bellezza), in modo che gli uomini possano vivere in prosperità e benessere. Dopo la perdita del suo innamorato divenne una seduttrice di uomini e di Dei: nella saga di Gilgamesh, questi rifiuta le sue profferte di sesso, rinfacciandole che nessun uomo è rimasto vivo fino all'indomani mattina, dopo avere giaciuto con lei nella notte.

Era soprannominata dai Sumeri "Anunita" (o anunitu), perché era la preferita (a letto) del prozio Anu, il padre degli dei che abitava in cielo e che giaceva con lei, quando veniva in visita sulla terra.
image


Il testo più lungo e complesso su Inanna giunto fino a noi è il poema La discesa di Inanna, conosciuto per la maggior parte da tavolette rinvenute negli scavi archeologici eseguiti tra il 1889 e il 1900 sulle rovine della città di Nippur, nel sud della Mesopotamia (attuale Iraq).

Il mito narra come Inanna scenda nell'oltretomba (ma il testo superstite non fornisce la ragione del viaggio). Prende con se sette Me (personificati come accessori e capi di vestiario della dea), parte con la fida ancella Ninshubur e bussa alle porte della "Terra" (termine con cui comunemente viene identificato l'oltretomba). Le viene chiesto da parte di Neti, il custode, il motivo di un tale viaggio. Inanna spiega che è venuta per rendere omaggio a sua sorella Ereshkigal, signora dell'oltretomba, e a portarle le sue condoglianze per la morte di Gugalanna, suo marito, il "toro del cielo" (ucciso da Gilgamesh nell'epopea legata all'eroe). Viene fatta entrare sola e passa attraverso sette porte, ove le vengono sottratti progressivamente i Me. Infine, nuda, viene introdotta davanti ad Ereshkigal e agli Anunnaki (i giudici degli inferi in questa versione del mito), che la condannano e la mettono a morte. Ninshubur va a chiedere aiuto per la padrona e la sua supplica trova ascolto presso Enki. Il dio modella con lo "sporco" tratto da sotto le sue unghie due creature "né femmina né maschio" (che non potendo generare, non sono soggette al potere della morte): il Kurgarra e il Galatur. Costoro volano nell'oltretomba e circuiscono Ereshkigal con le loro lusinghe fino a che ella non promette loro come premio qualunque cosa vogliano. I due chiedono il cadavere di Inanna e, avutolo, fanno risorgere la dea aspergendola del cibo e dell'acqua della vita.

Inanna però non può tornare dagli inferi senza fornire qualcuno che la sostituisca. I Galla (demoni del destino) le propongono diversi sostituti: Ninshubur, i suoi due figli Shara e Lulal, ma la dea rifiuta di condannare a morte queste persone rimastele fedeli anche nel periodo della sua morte. Per ultimo, la conducono dal suo sposo Dumuzi. Dumuzi viene sorpreso mentre siede soddisfatto sul suo trono, sfoggiando ricche vesti, senza portare il lutto per Inanna. Presa dall'ira, Inanna lo consegna ai Galla. Dumuzi riesce a fuggire per opera del dio Utu, ma viene ripreso dopo un lungo inseguimento e condotto agli inferi. La sorella di Dumuzi, Geshtinanna, va alla sua ricerca e le sue lacrime impietosiscono Inanna, che decide di accompagnarla. La dea e la mortale vagano a lungo, finché una "mosca sacra" (sorta di deus ex machina) dice loro dove si trova Dumuzi: in Arali, luogo di confine tra il mondo degli uomini e gli inferi, dove viene raggiunto infine da Inanna e Geshtinanna. Tuttavia, per la legge dell'oltretomba, Dumuzi e Geshtinanna devono risiedere a turno per metà dell'anno nel regno di Ereshkigal.

image


Il mito è generalmente interpretato come una raffigurazione del ciclo della vegetazione. Dumuzi (divinità della fertilità), giace per sei mesi con Inanna (che rappresenta la potenza della generazione) e per sei mesi con la sorella "oscura" di lei, Ereshkigal (il letargo invernale, rappresentato simbolicamente dalla morte). Il dualismo Dumuzi-Geshtinanna viene messo in relazione con l'alternarsi stagionale dei frutti della terra (le messi per Dumuzi e la vite per Geshtinanna).

Non mancano peraltro le interpretazioni del mito in chiave psicoanalitica. In questa accezione, la discesa di Inanna è spiegata con la necessità per la psiche di confrontarsi con il proprio "lato oscuro" (Ereshkigal), connesso all'istintualità cieca e alla distruttività (la "pulsione di morte" di Freud), per raggiungere l'equilibrio e la completezza.

Inanna alle porte dell'oltretomba
Quando Inanna arrivò alle prime porte dell'oltretomba,

Bussò sonoramente,

Gridando con veemenza:

«Apri la porta, custode!

Apri la porta, Neti!

Entrerò solo io!»

Le chiese Neti, custode sommo del Kur:

«Chi sei?»

Essa rispose:

«Io sono Inanna, la regina del cielo,

Diretta verso Oriente».

Le disse Neti:

«Se tu sei davvero Inanna, la regina del cielo,

Diretta verso Oriente,

Perché il tuo cuore ti ha messo sul cammino

Da cui nessuno mai torna?»

Rispose Inanna:

«Per... Ereshkigal, mia sorella maggiore.

Gugalanna, suo sposo, Toro del Cielo, è morto.

sono venuta per i riti funebri.

Ora la birra dei suoi riti funebri colmi la coppa.

Così sia fatto».

Neti parlò:

«Resta qui, Inanna, voglio parlare con la mia regina.

Le porterò il tuo messaggio».
.......


(trad. di F. Marano dalla versione di D. Wolkstein)


Divinità del cielo, della terra e della fertilità, dell'amore ma anche della guerra, governa gli eventi meteorologici e le emozioni fondamentali degli esseri umani, le passioni e le ambizioni.[1] Viene definita in vari modi, tra i quali spiccano "regina del cielo" e "dea di Venere". Il suo culto si è propagato in tutto il bacino del Mediterraneo e le sue tante varianti hanno dato origine, tra le altre, ad Afrodite, Cibele, Iside, Venere.

image


"Alla Dea Inanna,

sua Signora,

Urnammu,

colui che è forte,

re di Ur,

re di Sumer e Akkad,

la sua casa ha costruito."